ARTISTA Antologia Antonio Ricci

Antonio Ricci


L'illusione della libertà
Sono contrario al restauro dell'arte moderna, che ha il suo bello nel decomporsi; ho contestato al mio amico Renzo Piano il restauro del Centro Pompidou, perché le opere tumulate nei musei diventano oggetti morti; Un giuggiolone che vuole autogratificare la propria falsa coscienza visitando una mostra d'arte deve rischiare un po', deve vivere emozioni forti con frane, crolli, bradisismi, scale mobili impazzite, vetrate che vengono giù. Pensate che bello poter vedere dalla piazza del Beaubourg delle persone imprigionate da giorni nei tunnel di vetro gridare inutilmente aiuto…, altro che "Urlo" di Munch.
E che gratificazione per quei visitatori "essere un'opera d'arte".
"Brûlez le Louvre" si gridava un tempo. Poi si è scoperto che sarebbe stato comunque un'opera d'arte: un'enorme "Conbustione" di Burri.
E visto che ormai i musei dobbiamo tenerceli, cerchiamo almeno di renderli vivi e funzionali. Assenzio e oppiacei al punto ristoro; proibita la vendita della tazzina con decalcomania di Miró e t/shirt con riproduzione post/impressionista che fa tanto vacanze intelligenti e altri gadgets che servono solo a titillare un feticismo grottesco.
Chi visita un museo prova due pulsioni irrefrenabili:
      rubare un'opera d'arte;
      sfregiare un'opera d'arte.
Bisogna cercare di esaltare queste voglie, spesso inconfessate, che creano nei frequentatori frustrazioni e noia.
Ogni mille visitatori viene estratto a sorte un fortunato da condurre nell'apposita "Sala dei Desideri2. Si tratta di una specie di roulette russa: alle pareti ci sono dodici quadri falsi e uno vero. Il fortunato può scegliere se rubare o sfregiare un capolavoro. Se azzecca quello vero vince, se sfregia o ruba un falso intervengono immediatamente quattro energumeni che cominciano a prenderlo a calci e pugni.
Pesto e sanguinante viene poi portato a fare da modello nell'atelier dove si falsificano i Bacon. Il tutto naturalmente ripreso dalle telecamere a circuito chiuso, che diffondono l'avvenimento sugli schermi posti in ogni sala per la gioia di tutti i visitatori.
Bisognerebbe anche cambiare quanto di funebre e museale c'è nelle nostre città.
L'Italia è piena di orripilanti monumenti ai partigiani. Il fatto è che gli scultori sono per lo più trucidi superomisti di provata fede nazifacista che si divertono a oltraggiare la Resistenza. A me non piacciono tutte le cose che stanno sopra un piedistallo e in genere non amo molto i monumenti. Mi incuriosisce magari vederli una volta, ma il monumento lo trova quasi sempre un atto di violenza verso il cittadino, è antidemocratico, è un'imposizione estetica che non condivido.
Io sono dalla parte dei piccioni, che alterano e rendono meno retorico qualsiasi monumento, cambiandolo e vivificandolo, anche a forza di guano. Si parla tanto male della televisione, ma almeno c'è un telecomando che fa cambiare canale, che dà l'illusione della libertà.
A volte una delle spinte all'emigrazione è dovuta al fatto di trovarsi davanti sempre lo stesso monumento. Dovrebbe esserci un telecomando dato dal sindaco col quale uno, uscendo di casa, possa cambiarsi tre o quattro monumenti. Non mi si venga a parlare di installare dei mobiles: sono solo monumenti normali col morbo di Parkinson.

(Dal libro Storie di Museo, Catalogo Mostra Personale Galleria Marescalchi, Bologna 26 ottobre – 22 dicembre 2001)