I cartelloni di Nespolo
Che cosa conta di più - nella nostra bizzarra civiltà postindustriale e postmoderna - il dipinto realizzato a mano, unicum e irrepetibile (ma anche spesso falsificabile), o il "poster" stampato in migliaia d'esemplari identici? Credo - senza voler offendere né allarmare chi ancora dipinge secondo una millenaria tradizione - che, agli effetti del gusto del grande pubblico e addirittura dell'informazione circa lo "stile" dell'arte odierna, "conti" di più un bel cartellone coi suoi colori squillanti, senza la preoccupazione dell'impasto, del chiaroscuro, della pennellata... Dovrebbe ormai essere venuto il momento di comprendere che la gerarchizzazione dell'arte sulla base dell'utile o del dilettevole, del vendibile o dello scambiabile, non ha più le stesse giustificazioni d'un tempo. Osserviamo, allora, questi brillanti cartelloni di Ugo Nespolo: sono senz'altro sullo stesso "piano" - stilistico, e inventivo - di tanti suoi dipinti pazientemente costruiti con la tecnica dell'intarsio. Anzi, persino l'effetto-puzzle, così caratteristico, è presente in molti di essi; e si capisce perché: perché ormai questo modo di comporre le immagini è entrato nel sistema creativo dell'artista e lo "obbliga" a costruire il suo corteo di figure come i bambini costruiscono i loro castelli col lego, il "baukasten" o il meccano.
Certo, si potrà obiettare che molti dei cartelloni di Nespolo sono ideati e realizzati per "promuovere" le sue stesse mostre e molte manifestazioni decisamente culturali (dunque più vicine a operazioni artistiche "vere e proprie"), come concerti, convegni ecc. Tanto meglio, dunque; vuol dire che la "pubblicità " - troppo vilipesa per il suo utilitarismo e accusata perché ci obbliga a comprare dei prodotti che molto spesso non ci servono - può valere anche per propagandare un concerto, un'opera lirica, un libro, un congresso scientifico.
Ben venga, insomma, la pubblicità culturale, ma non a detrimento di quella commerciale o industriale; giacché il peso che, nell'arte d'oggi, detiene la grafica è enorme ma è senz'altro "benefico", come dicevo più sopra. Cosa conoscerebbero, delle tendenze dell'avanguardia odierna, gli uomini (e le donne) della strada e in generale chi non fa parte dell'ambiente artistico? E invece, attraverso la grafica pubblicitaria (e non solo quella culturale), il grosso (e spesso grossolano) pubblico viene subdolamente "educato". Tanto più educato se il cartellone è l'opera d'un artista e non solo d'un abile manipolatore di immagini senza nessuno scrupolo estetico.
Nel caso dei manifesti di Nespolo, invece, abbiamo un esempio molto tipico di come le stesse modulazioni estetiche di cui si vale per tante sue opere "serie" (ma chi più scherzoso e ironico di Ugo, anche di fronte alle sue creazioni più impegnate, pittoriche, plastiche, o filmiche che siano?) valgano, altrettanto efficacemente, per i suoi manifesti: così la distribuzione parossistica dei "personaggi", così il taglio aprospettico degli spazi, così l'accavallarsi e l'embricarsi di figurazioni e scritte che concorrono a formare la globalità d'ogni singola vicenda pubblicitaria.
E si vedano le tante prove di annunci delle mostre personali dell'artista; ma si vedano, ancora più incisivi, alcuni dei manifesti dedicati alla musica: quello per Donatoni, quello per Umbria Jazz o per il Newport Jazz Festival, dove un intreccio di note e di intervalli fa sì che le note stesse diventino personaggi della vicenda.
Mentre "veri personaggi" (per esempio nel poster per la Juventus o per Juggling Convention) divengono pupazzi d'un gioco astratto; o ancora, nella grafica per Campari, il personaggio-bottiglia dialoga con il pallone, come, nel Salone dell'Auto, il personaggio-automobile diventa un giocattolo infantile, o come, nel manifesto per RAI International, un pupazzo nespoliano gioca addirittura con il mappamondo.
La giocosità , dunque, alla base di tante operazioni di Nespolo, unita alla prepotenza del colore (più giustificata qui che nei dipinti o nelle sculture) fa sì che questa grafica pubblicitaria ottenga l'effetto voluto: quello di attirare subito l'attenzione del pubblico,
senza eccessive sublimazioni tonali o complicazioni concettuali che appartengono ad altri settori della creazione artistica.
(Testo dal catalogo Nespolo's Posters, Edizioni d'Arte F.lli Pozzo, 1997) (Testo dal catalogo della Mostra Nespolo Posters, Olfattorio Bar a Parfums, dal 13 novembre 2013)