Tra le tante persone che, negli ultimi cinquant'anni, hanno contribuito a far assurgere Torino al ruolo di capitale dell'arte contemporanea senza alcun dubbio c'è Ugo Nespolo.
Un artista di fama internazionale, nonostante proprio qui in "patria" una certa critica ideologizzata e faziosa l'abbia snobbato, fino all'assurdo che non c'è mai stata una sua antologica al Castello di Rivoli.
Non consola e certo non riscatta quest'onta, ma ben venga a stigmatizzare questo scandalo tipicamente torinese, dove s'invera il detto Nemo Propheta in Patria, la mostra Antologica di Nespolo inaugurata sabato scorso al Liceo Saracco di Acqui Terme a cura di Adolfo Carozzi (fino al 24 agosto).
Di Nespolo la mostra documenta nella prima sala, dedicata ai suoi film e alle performance giovanili, come si sia formato a Torino nei vivaci anni '60 partecipando a quel "movimento" di contestazione che porta alla nascita del gruppo dell'Arte Povera: e lui era una dei nove presenti nel manifestoopera d'arte di Alighiero Boetti. E poi c'è tutto il resto, perché Nespolo è persona che non ama le costrizioni e ben presto si libera dal giogo curatoriale di Germano Celant, inventandosi una sua autonoma linea di ricerca che può essere sintetizzata nell'equazione: Futurismo + Pop Art + Concettualismo romantico. Da qui deriva la sua figuratività coloratissima, sintetica e giocosa, piacevolmente comprensibile da tutti, però mai banale.
Perché Nespolo, con quel suo aspetto sempre giovane da cantante rock, è persona, nonché personaggio (gli hanno appena rinnovato l'incarico di Presidente del Museo del Cinema), dalle tante letture e di vasta cultura, con tanto di laurea in Estetica. E si vede.
(Dal catalogo della mostra Nespolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme, AL, 19 luglio - 24 agosto 2014)