Al di qua della nuova frontiera della pittura i "puzzle" bizantini di Ugo Nespolo
Gli incastri del pittore Ugo Nespolo, presentati alla galleria Il Punto, sono un documento. del rapido modo di inserzione delle sue esperienze nel corpo di un'avanguardia, che si rifà certamente anch'essa a Dada e che per ora trova le sue migliori affermazioni, da noi almeno, nella poesia.
Proprio perché gli elementi d'incastro, le parole e i frammenti lessicali, trovano nel suono una plasticità capace di affiorare quel tanto che basta e di svanire poi, ricostruendo intatto "il niente" da cui si parte e cui è dedicata a raggiungere.
Voglio dire che la materialità cosi obbligata nel pittore, o scultore che sia, continua a possedere un margine, una sbavatura di imperfezione; sicché, concluso il momento dell'ascoltoâ - in questo caso: il momento della ricognizione affascinata da ciò che cade sotto i nostri occhi, - rimane sempre tra le mani qualcosa che pesa i pezzi di un giuoco che fatica ad allettarci di nuovo. (Tanto è vero, che Nespolo pensa di utilizzare elementi magnetici, i quali consentono delle piccole variazioni e soddisfano quel bisogno di costruzione e di distruzione, già cosi diffuso nel campo dell'arte, oggi).
Per questi "puzzle" bizantini, il richiamo a Dada si doppia con quello alla Pop-art, ma di nuovo con un senso di limitazione, perché questi oggetti, che ora vogliono essere riguardati con patetica tenerezza infantile; Dedié à Metta per esempio, o Conundrun , o La gialletta gallante or... (patente omaggio all'amico Sanguineti); ora, invece, con una aperta intenzione di discredito, restano legati ad una idea dell'arte che coincide ancora con il compito di identificare "il bello".
Restano, cioè, al di qua della nuova frontiera dell'arte; la frontiera che divide gli artisti che dispongono in ordine, non importa quale, le cose di questo mondo, dagli artisti che invece vogliono inventare le cose cui dare un ordine e per i quali l'opera d'arte è semplicemente un modo di esistere, anzi una manifestazione più che una testimonianza del loro essere. La frontiera che stanno allegramente attraversando, ci pare, tanti giovani inglesi.
( Gazzetta del Popolo, 10 novembre 1966)