Janus

Non si può parlare per Ugo Nespolo d’un interesse solo occasionale per il cinema. Esiste invece, attraverso gli anni, una continuità creativa che ha assunto a poco a poco i caratteri d’una autentica professionalità. Dai suoi primi film, ancora sperimentali, ai margini dell’arte, fino alle ultime pellicole, costruite con maggior tecnica, emerge un discorso coerente e logico che è soprattutto quello della narrazione.

Sia quando insegue i lavori artistici dei suoi amici per farne un documentario e sia quando chiama davanti alla macchina da presa interpreti reali, il suo scopo è quello di sviluppare l’immagine dentro una storia, di collocarla in una finzione intellettuale, di spostare forme ed oggetti sul suo invisibile palcoscenico, di far discendere i manichini che popolano i suoi quadri nella giostra sempre un po’ incandescente dello specchio.

Vi è una certa continuità tra la sua pittura ed il suo cinema, anche se non esistono reali somiglianze fisiche, ma l’una e l’altro sono spesso un collage mentale, un collage intellettuale, rappresentano un passaggio di molte idee e di molte sensazioni che hanno bisogno d’uno spazio un po’ più dilatato per apparire alla superficie.

Tuttavia non è lo scopo di questo breve testo istituire rapporti tra due discipline apparentemente differenti ed anche diversamente motivate, per non dire qualche volta divergenti. Alla pittura abbiamo già dedicato una esposizione (Ieri Oggi Domani, Galleria Civica d’Arte Moderna di Ferrara dal 13 settembre al 22 novembre 1981), mentre con questa rassegna (sempre a Ferrara, Sala Polivalente) intendiamo esaminare tutto il suo lavoro cinematografico, dalle origini fino all’ultimo film ispirato da un soggetto, rimasto irrealizzato, di Man Ray, di cui vi è una commovente traccia nei suoi diari (vedi, a questo scopo, il mio volume “Man Ray/Scritti Completi”, Feltrinelli, 1981).

Il cinema di Ugo Nespolo ha compiuto un lungo cammino, ed è diventato, con il tempo, sempre più consapevole d’operare una specie di investigazione nell’interno d’una immagine sfuggente e multiforme, d’una immagine che si muove davanti ai nostri occhi come una ballerina un po’ ebbra o come un fantasma un po’ ironico, Nelle schede dedicate a tutti i film prodotti da Ugo Nespolo ho cercato di spiegare il carattere ed il significato d’ogni suo lavoro, entrando maggiormente nei particolari: rimando quindi alle singole sezioni per un più dettagliato esame di ciascun film, anche di quelli che non sono presenti in questa rassegna, ma due sono gli elementi che occorre almeno brevemente sottolineare.

Il primo è rappresentato da una caratteristica assai significativa di tutto il suo lavoro (anche pittorico). Il film di Nespolo è un corpo. Nelle sue pellicole noi troviamo molte storie, anche ironiche, anche erotiche, alcune bizzarre, talvolta grottesche, troviamo allusioni ed illusioni, qua e là qualche pizzico di follia e qualche brivido spirituale, ma tutto alla fine viene ricondotto alla natura conCreta e materiale del corpo.

Abbiamo anche molti travestimenti, molte macere, molte truccature. Talvolta i suoi personaggi quasi scompaiono dentro un’armatura di abiti rari e suntuosi oppure, in senso diametralmente opposto, il loro travestimento è costituito da una assoluta nudità, ma anche sotto ogni orpello, ogni drappo, ogni piuma, appare un corpo invisibile ed indistruttibile. In qualche caso il corpo si trasferisce nella maschera di cartone o di cartapesta o in un manichino, o in un mostro, ma alla fine è sempre il nostro corpo umano che appare alla superficie.

Vi è una sublimazione del nostro aspetto fisico più segreto, si tratti del corpo d’una donna che sguscia tra gli abbracci o del corpo d’un uomo che sprofonda nel tessuto dei suoi sogni, d’un ventre gonfio di maternità – che è il corpo per eccellenza – o d’un naso adunco, o d’uno sguardo o d’una mano che brancica nell’aria o d’un sesso che cerca uno spazio non metafisico in cui collocarsi.

Questa apparizione così multiforme può dire parole nobili o gorgoglii, può attraversare musiche sofisticate o rumori anonimi, ma è sempre un corpo quello che continuamente ci viene incontro e che ci chiede d’essere abbracciato e d’essere condotto in un mondo d fiaba o di realtà o più sovente in un mondo di morte.

Tutto Il resto praticamente non esiste più. Qualsiasi gesto e qualsiasi azione è in funzione di questo corpo che appare da ogni piega della vita, che riempie a poco a poco lo schermo di se stesso, che pretende tutta la nostra attenzione, tutto il nostro amore e probabilmente tutta la nostra sensualità.

E’ un corpo senza età, né bello né brutto, né giovane né vecchio, che non è né maschile né femminile, che è un po’ tutti i corpi della terra o, più semplicemente, tutti i corpi che hanno attraversato la fantasia dell’artista. I suoi film acquistano spesso un fremito fisico che va, talvolta, un po’ al di là della storia che essi raccontano. Sentiamo che i loro personaggi vivono una vita semplice, che non cessa con la fine della pellicola e nemmeno con la loro presenza reale accanto a noi, ma sono entrati nella nostra psiche, un po’ come gli ultracorpi d’un famoso romanzo/film di fantascienza.

Si tratta infatti di corpi intensi, di corpi a forma di fiori, a forma di alberi che affondano le loro radici nella coscienza dello spettatore. Allora noi abbiamo la netta sensazione che anche il nostro cervello sia un corpo, che la nostra anima sia un corpo, che il nostro pensiero sia un corpo, e che il nostro corpo reale sia alla fine u ‘illusione o puro spirito.

Ora possiamo trasferire questa osservazione alla pittura e dichiarare che anche il quadro di Nespolo, con la sua densità, è un corpo che invade tutto lo spazio. Si tratta quasi sempre d’un corpo che narra una storia, come tutti i corpi, d’altronde, che non riescono mai a rimanere immobili, ma attraversano prepotentemente la nostra vita.

Il secondo elemento importante dei suoi film mi sembra la ricerca incessante ed insaziabile del desiderio, ma tra corpo e desideri vi è naturalmente una stretta correlazione. Il desiderio è lo scopo dell’immagine che attraversa ogni suo lavoro. Talvolta questo desiderio viene condotto fino all’interno della morte – che è un altro stranissimo intenso desiderio che appare nei suoi film, perfino quando sono un po’ ironici o più chiassosi.

I suoi lavori terminano spesso con una sparizione, con un allontanamento, con uno spostamento dell’immagine, talvolta con una vera e propria crudele soppressione.

E’ come se il corpo inseguisse continuamente il desiderio senza mai raggiungerlo, è come se il desiderio, per una sua bizzarra volontà, cercasse d’afferrare e di lacerare il corpo, ma l’uno o l’altro, anche quando s’incontrano, rimangono fatalmente separati. Da un film all’altro questa ricerca e questo inseguimento vengono riproposti in forme diverse, disciolgono i loro abbracci e nuovamente li ripropongono.

Sogno e fantasia dominano le sue scene, ma talvolta anche l’inutilità del gesto o la disperazione dell’azione più violenta. I suoi personaggi paiono talvolta un po’ smarriti, persi negli anfratti della vita, respinti dalla loro incapacità esistenziale, sconfitti nei loro propositi e nelle loro intenzioni quotidiane, percorsi da un destino grottesco ed impietoso, ma per quanto ridotti a brandelli non dimenticano mai di possedere un corpo e che questo corpo è sede d’un desiderio inesauribile. In questo universo perfino gli oggetti hanno un corpo, perfino gli oggetti sognano e perfino gli oggetti sono percorsi dal desiderio della materia o dal desiderio dello spirito.